Un vero gendarme a difesa del Gran Sasso: il Picco PioXI

L’escursione al Picco Pio XI, da pochi ancora chiamato Picco Ratti, il Papa alpinista contraddistintosi per varie e controverse vicende politiche a cavallo della grande guerra,  rappresenta una di quelle uscite fuori dai canoni, fuori dai sentieri battuti.
Per molti, assidui frequentatori della montagna e pure alpinisti incalliti, quella torre che si erge tra la Val Maone e le pareti dell’Intermesoli è un picco senza nome, spavaldo torrione che non merita una goccia di sudore per essere conquistato; è stato probabilmente il Club2000, col suo incipit per la grande corsa ai 2000 ad aver ridestato interesse per questo gendarme della Val Maone.
Al di fuori dei percorsi consigliati dalle tante guide, contraddistinto sulle carte da un toponimo che più piccolo non si poteva scrivere, trovare una letteratura efficace a farti preparare degnamente l’escursione è impresa improba al limite dell’impossibile. Solo sul web, si trovano descrizioni più o meno dettagliate e più o meno avventurose per risalire questo erto picco. I Lupi del Gran Sasso, i Cavalieri della Polvere, Albrizio fonte inesauribile con “le sue passeggiate” , “Avventurosamente”, sono stati i primi a lasciare traccia di questa escursione; era arrivato il momento di “…quelli di Aria Sottile” per iscriversi al lodevole circolo di chi ha “perso tempo” su questa secondaria vetta del Gran Sasso; di seguito la traccia della nostra escursione che considero essere la “normale” per arrivare ai 2282 metri di questo meraviglioso balcone naturale con vista mozzafiato sui Due Corni.
Va subito detto, come del resto per tutte le vette scoperte, esposte e con lunghi tratti  fuori dal bosco, che è sconsigliabile fare questa escursione fino alla cima nei momenti più caldi dell’anno; usciti dal bosco,  la natura circostante e le forti pendenze non lasciano scampo alla calura e offrono punti di vantaggio al sole che diventa davvero implacabile ed insopportabile. Detto questo e anche che noi ovviamente abbiamo contravvenuto a questa regola basilare pagando con “feriti”  la lunga escursione, mi sento autorizzato a proporla e consigliarla  a chiunque ami battere sentieri solitari ma di grande soddisfazione.
La squadra era folta e composta, oltre che dal sottoscritto da Luca, Giacomo, Marina, Filippo, Tommaso, Mauro (Trechiodi) e Fernando; una sorta di grande “reunion”, la prima forse dal ricostituito gruppo; dello zoccolo duro mancavano solo Giorgio DS, Augusto e l’umbro Fernando; potevamo accontentarci per il risultato ma chi mancava si faceva sentire, peccato.
Pietracamela è la nostra base di partenza, un po’ bassa con i suoi 1030 mt di altezza e più lontana rispetto ai Prati di Tivo favoriva un avvicinamento graduale e meno faticoso; è stata preferita a Prati di Tivo per evitare il forte iniziale dislivello che con sentiero tracciato, da quest’ultima ci avrebbe fatto perdere quota fino ai tratti iniziali della Val Maone, presso le cascate del Rio Arno, e poi con giro vizioso a ritroso e in valle per evitare le forti ed instabili pendenze dei contrafforti del Picco dei Caprai avrebbe reso ancora meno diretto l’avvicinamento.
Raggiunta la piazzetta centrale di Pietracamela si continua la strada in salita per Prati di Tivo; poche svolte e si prende la prima strada sulla destra, che termina in uno spiazzo poche centinaia di metri più avanti in fronte a poche villette immerse nel verde dove si parcheggia.
Dallo spiazzo inizia l’escursione; si continua per la stessa direzione da cui si è venuti (la strada è sbarrata da un cancello, facilmente aggirabile,  ed è vietata alla percorrenza per il provvedimento del sindaco a seguito della frana che si incontrerà più avanti) su stradina cementata, da prima in discesa e che costeggia la montagna, oltrepassa un torrente con rumorosa cascatella, e conduce al “periferico” quartiere del paese composto da graziose casette in pietra, alcune dirute ed abbandonate.
Si raggiunge in pochi minuti alcuni minacciosi speroni rocciosi e qualche via di arrampicata ora poco sicure, da dove diventa evidente il motivo del divieto di accesso.
Una frana di modeste dimensioni si è staccata lo scorso anno; modesta nel fronte che ha interessato, molto meno nelle dimensioni dei blocchi che sono rotolati a valle e che hanno letteralmente sfiorato il paese; a dire il vero alcune faglie minacciose a monte manifestano ancora la forte minaccia che il fronte franoso ancora rappresenta per il versante e che giustifica la chiusura del percorso.
Sta di fatto che in barba al provvedimento (il sindaco di Pietracamela, che di certo amerà le sue montagne saprà bonariamente darci uno scappellotto e perdonarci) lungo la frana è chiaro e marcato il sentiero che in poche rampe oltrepassa i minacciosi massi.
In pochi minuti si ritorna sul sentiero ufficiale (il 102 sulle carte) che lentamente scende verso il Rio Arno e verso la natura bonaria che ritrova in un attimo il suo placido equilibrio.
Sul sentiero poco fuori dal paese  si incontra sulla sinistra una prima immagine sacra con una copiosa sorgente attigua; la si lascia scivolare accanto e si continua con l’Intermesoli ed il nostro obiettivo che di tanto in tanto spuntano tra le radure del bosco; a quota 1125 mt circa, appena oltrepassata una seconda immagine sacra, a circa un chilometro e mezzo dal paese non bisogna perdere l’importante bivio di sentiero, oltretutto ben segnalato. Con una biforcazione quasi parallela, il sentiero che dobbiamo mantenere si stacca dal principale sulla destra in leggera discesa e diventa il n°102 delle carte.
Per un po’ i segnavia sono presenti anche se il sentiero non lascia dubbi sul tracciato; si perderanno e diventeranno sparuti e preziosi più avanti , dove sarà invece più facile perdersi. Dal bivio dei sentiero si scende fino all’alveo del Rio Arno, che si oltrepassa con un comodo ponticello; siamo immersi nel bosco ora fresco e piacevole viste le condizioni che ci stanno attendendo più in alto. Dopo il ponte il sentiero inizia a salire; prima nel bosco agilmente e poi inerpicandosi in ripidi cambi di direzioni su un sentiero che si fa più roccioso e a tratti incassato nella vegetazione circostante. Le prime aperture di vegetazione verso gli scenari della Val Maone incassata tra il Corno Piccolo e l’Intermesoli, meglio sarebbe dire tra il Corno Piccolo ed il Picco Pio XI regalano inquadrature da cartolina. Belli i panorami ma famelici sono i primi morsi del sole quando siamo allo scoperto, ed il Picco è ancora lontano.
Saliti in quota e entrati nelle prime radure inizia il tratto più difficile del percorso, dove non esistono segnavia e dove è importante non perdere le tracce esili di sentiero tra il manto erboso. Siamo da poco usciti dal bosco, davanti una radura erbosa che si andrà di nuovo a rinfilare in un fitto bosco; sulla sinistra il massiccio dei Due Corni, poi la V profonda della Val Maone e a seguire il nostro Picco sempre più evidente e preciso a dimostrare la sua essenza di vera e giusta elevazione a montagna; davanti a noi in direzione del Picco una discreta altura boscosa; si tratta del Colle dell’Asino che si trova descritto in tutte le relazioni che rappresenta un momento importante dell’escursione in questo pezzo di territorio. Da dove ci troviamo lo dobbiamo considerare come una sorta di centro boa; lo si deve aggirare sulla destra. Per tracce di sentiero tra l’erba si prosegue con lo scopo di aggirare il Colle dell’Asino sulla destra ed entrando nel bosco non sarà difficile ritrovare le tracce di sentiero più marcato.
Il bosco ritorna ad essere fitto, le tracce di sentiero diffuse possono trarre in qualche inganno e la visibilità sui contrafforti dell’Intemesoli ormai sopra di noi ci viene nascosta. Occorre comunque avere l’accortezza, con una buona dose di orientamento, di tenere sempre la barra verso ovest, verso il Picco che dovremo raggiungere.
Una volta usciti dal bosco ormai a quota 1700 mt circa ci si parano davanti a sovrastarci  le guglie rocciose del Picco dei Caprai, ultimo contrafforte della dorsale che scende dal Picco Pio XI verso est. Fuori dal bosco un sentiero evidente su traverso erboso permette di superare l’improvviso scosceso canale che scende dall’alto. Oltrepassato questo tratto lo sguardo è oppresso e volto all’insù a cercare la traccia per superare un dislivello che appare notevole. Il sentiero è ripido ma insospettabilmente agevole. Lingua di fuori, polmoni in mano e quasi disidratati si supera il primo salto di dislivello dei tre previsti fino alla vetta. Tra le rocce in una sorta di falso piano la sorpresa di trovare un ricchissimo rovo di lamponi frena la corsa di tutti verso la vetta; è buffo come “uomini versati alla fatica” ritornino così facilmente bambini di fronte agli inaspettati regali della natura di si fatta entità. E’ stata una abbuffata. Dopo la pausa in questo orto dei sogni il sentiero riprende a salire. Quello tracciato sale sulla lingua franosa che scende da un terrazzo sovrastante, il secondo salto,  proprio sotto le pendici dell’Internesoli. E’ il sentiero tracciato sulle carte, anche se tratteggiato, che permette di salire alla vetta sentrionale dell’Intermesoli, e che una volta raggiunto il terrazzo, alle pendici della lunare Valle del Sambuco, con una deviazione sulla sinistra conduce senza traccia marcata alla cima del Picco Pio XI ormai evidentissimo in tutta la sua interminabile pendenza.
Noi non abbiamo seguito il sentiero tracciato, ci siamo tenuti sulle sinistra della lingua della pietraia, sul pendio erboso del Picco dei Caprai, su tracce di sentiero che sparivano mano a mano che si saliva.
L’uscita in cresta, tra le rocce del Picco era delle più entusiasmanti; le spalle del Corno Piccolo tutte lì davanti e persino le voci di chi arrampicava ci raggiungevano.
Tommaso sempre pronto a mettere una aggiunta di sale al piatto già saporito si dava da fare nel salire le rocce appuntite ed esposte del Picco dei Caprai fino ad appollaiarcisi sopra ad imitare la Piccola Vedetta lombarda di memoria antica.
L’attimo di goliardia è forse servito ad esorcizzare la ripida pagina del più importante Picco Pio XI che ci sovrastava. Dai 1950 metri di quello dei Caprai si doveva salire ,senza ombra di pausa, una scoscesa ed erbosa  pagina fino ai 2282 metri della vetta. Sotto un sole feroce, un filo d’aria, e l’assoluta assenza di sentiero. Era il terzo ed ultimo salto di quota previsto. Per vie intuitive, cambi di pendenza, ora meno ora insidiosamente ripidi, si saliva senza interruzioni; i primi salivano gli oltre 300 metri di dislivello rimanenti in un’ora appena, gli ultimi, più lenti ed in affanno ci riuscivano con mezz’oretta in più.
Comunque tutti in cima e finalmente, aggiungo io, a questo poderoso contrafforte.
La vista dal Picco Pio XI non delude; intanto la vertiginosa torre è un vero trampolino a precipizio sulla Val Maone, che 700 metri più in basso è un abisso senza fine; e poi i Due Corni, così vicini da vederne i sentieri, le vie di salita; l’Intermesoli alle nostre spalle è una affascinante cresta che sogno da tempo e la Valle del Sambuco, che da quelle creste nasce e scende precipitoso e ruvido; un pezzo di deserto lunare che nulla invidia al vicino Calderone. Da vedere, da dire di esserci stati, altro che vetta secondaria questo Picco Pio XI.
Il sole è a picco e brucia, la sosta, nell’aspettare i ritardatari, per molti è stata lunga; è ora di tornare e di precipitare a valle. Il ritorno è per la stessa via. Col GPS alla mano è facile ritrovare la via di discesa all’interno del bosco; se se ne è sprovvisti occorre fare molta attenzione ma non mancano i punti di riferimento, la valle del Rio Arno costantemente a destra, verso nord e la presenza dei due Corni sempre costante o quasi quando vengono nascoste dalle fronde del bosco, sono i riferimenti principali.
Il caldo rende ancora più lungo ed estenuante il ritorno; il gruppo diviso da due andature diverse procede con frequenti soste fino all’alveo del Rio Arno da dove si raggiunge il paese compatti.

DATI SALIENTI DEL PERCORSO:

Partenza : Pietracamela
Dislivello totale 1250 metri circa
Escursione di tipo EE per dislivello e durata
Km percorsi A/R 16
Durata del Percorso A/R comprese le frequenti e lunghe soste, 9 ore
Carta di riferimento : Gran Sasso d’Italia 1:25.000 , Ed. Il Lupo
Sentieri percorsi in ordine dall’inizio: 102-100-146 (poco marcato)
Rifornimenti per l’acqua ci sono lungo il percorso, ma soprattutto in estate è importante avere scorte di liquidi.

ALTRE ESPERIENZE IN RETE:

http://www.vienormali.it/montagna/cima_scheda.asp?cod=1093

http://www.avventurosamente.it/vb/154-abruzzo/12038-picco-pio-xi-e-pizzo-dintermesoli-da-c-imperatore.html

http://cavalieridellapolvere.blogspot.it/2011/05/pio-xi-in-due-puntate.html

http://www.lemiepasseggiate.it/index.php?option=com_content&view=article&id=84:picco-pio-xi&catid=27:monti-del-gran-sasso&Itemid=10

http://www.lupidelgransasso.it/index.php?option=com_content&view=article&id=172:giro-del-picco-ratti-18-settembre-2011&catid=28:alpinismo&Itemid=44